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giovedì 20 luglio 2017

UFFICIALE: il DVD di Fallen


Tempo fa avevo riportato sulla pagina Facebook la notizia del DVD di Fallen, l'unica fonte a disposizione era Amazon, quindi senza conferme ufficiali non mi sembrava il caso di preparare un articolo al riguardo.
Finalmente però una conferma ufficiale è arrivata: sul sito che promuove il film in Italia.
Quindi ecco tutte le informazioni da sapere sul DVD di Fallen, in uscita il 2 agosto e disponibile per il pre-ordine su Amazon.

Formato: DVD o Blu-ray
Numero dischi: 1
Lingua: Italiano, Inglese
Sottotitoli: Italiano
Contenuti Speciali: Lauren Kate; I protagonisti; Making Of
Prezzo base: 14,99€ (DVD), 16,73€ (Blu-ray)
Disponibile a partire dal 2 agosto
Preordine: https://www.amazon.it/dp/B01MR90Y2G?ref=emc_b_5_i


ps:
purtroppo ancora nessuna notizia su Torment

Alla prossima,
la vostra admin
Marisa




martedì 16 maggio 2017

AL CINEMA: Jeremy in This Beautiful Fantastic


A partire dall'11 maggio possiamo trovare di nuovo al cinema il nostro bello e talentuoso Jeremy Irvine (Daniel in Fallen). In questo nuovo film ha recitato al fianco di Jessica Brown Findlay (Lady Sybil Crawley in Downton Abbey) e Andrew Scott (Jim Moriarty in Sherlock).

TRAMA:
Nella cornice fiabesca di un giardino "segreto" nel cuore di Londra, nasce l'amicizia tra l'eccentrica Bella e il solitario Alfie. Bella Brown (Jessica Brown Findlay) è una ragazza stravagante: cresciuta tra i libri, da adulta è ancora persa in un mondo di fiabe, che adesso sogna di raccogliere in un libro illustrato. L'ordine maniacale, frutto di un un disordine ossessivo-compulsivo, con il quale organizza l'appartamento dove vive, si riflette dappertutto in casa tranne che nel giardino sul retro, lasciato incolto e circondato da un viluppo di foglie secche e rampicanti appassiti. La cosa infastidisce il burbero e anziano inquilino della porta accanto, Alfie Stephenson (Tom Wilkinson), vedovo disincantato e orticoltore esperto, che tuttavia si offre di aiutarla quando, proprio a causa del giardino trascurato, Bella rischia lo sfratto. Nei momenti che non trascorre con il vicino di casa (Andrew Scott) a piantare, potare e sradicare erbacce, Bella lavora nel suo habitat naturale, il luogo dove i libri e le storie vengono imbrigliate in tomi e catalogate secondo rigidi schemi, la biblioteca. Fortuna vuole che sia anche il luogo dove poter incontrare spesso un certo inventore occhialuto (Jeremy Irvine).
DURATA: 100 minuti,

Purtroppo il film è proiettato solo in poche sale, potete scoprire la più vicina a voi qui: Trova Cinema.
Per altre info e foto sul film ecco la pagina Facebook ufficiale: This Beautiful Fantastic Italia

TRAILER:



Alla prossima,
la vostra admin
Marisa


fonti: comingsoon.it

domenica 15 febbraio 2015

Lauren parla del film e conferma i sequel

In occasione del giorno di San Valentino, Lauren Kate ha deciso di condividere con noi la sua esperienza di dicembre, una serata speciale in cui, negli Raleigh Studios di Hollywood, in compagnia del regista Scott Hicks, il direttore della fotografia Alar Kivilo e alcuni altri produttori Lauren ha finalmente potuto guardare il film tratto dal primo libro della saga di Fallen.

 "È strano vedere un film basato su uno dei tuoi libri. Sto ancora cercando di capire come esprimere cosa voglia dire per me." dice Lauren, poi riguardo al film dichiara "Posso dire che il film è bello, sexy, e fedele all'essenza del romanzo. Posso dire che gli attori sono brillanti, che la regia di Scott è intuitiva e geniale. Posso dire che saremmo fortunati ad averli di nuovo a fare Torment (e Passion e Fallen in Love e Rapture)."


Fermiamoci un attimo a analizzare che cosa afferma Lauren in quest'ultima frase: ci sta dicendo che la realizzazione dei i quattro film successivi è ormai cosa certa? In un articolo di Variety.com, proprio di dicembre, si dice che Mark Ciardi (uno dei produttori di Fallen) sta lavorando alla produzione in via di sviluppo di Torment. Ragione per cui l'affermazione di Lauren potrebbe voler dire che anche tutti gli altri film verranno prodotti.

Riguardo a Fallen Lauren ha anche detto: "Il mio momento preferito è stato quando Luce tocca per la prima volta le ali di Daniel. Scott ha reso questo momento palpabile -  ho potuto sentire le piume di Daniel nella mia mano, ho potuto sentire le mani di Luce sulle mie ali."
Dopo la visione del film sono tutti andati a cena fuori insieme, Parlando con il regista ha scoperto che Harrison Gilbertson vive proprio lungo la strada lungo cui abitano il regista e sua moglie, poi Alar le ha raccontato di come è riuscito ad ottenere alcuni scatti mozzafiato. Finita la cena è arrivata anche Addison Timlin a condividere un bicchiere e un abbraccio con tutti loro.

Per concludere il suo racconto Lauren ha detto: "Il lavoro è quasi finito. Credo che siamo sul cammino di qualcosa di meraviglioso. Spero che il film vi toccherà come ha già toccato me - come le mani di Luce sulle ali di Daniel".

Per quel che riguarda la data di uscita di Fallen sappiamo solo che avverrà in autunno, come ha dichiatato Lauren in questo tweet:



Traduzione e articolo a cura di fallen-saga-italia.blogspot (@Fallen_Italia
E' vietata qualsiasi riproduzione senza i crediti opportuni.
Licenza Creative Commons


domenica 23 novembre 2014

Jeremy arriva su Instagram

Se c'è qualcuno su cui avevamo ormai perso le speranze per quel che riguarda la sua comparsa sui social network, questo è proprio Jeremy.. Come al solito, però, è riuscito a sorprenderci in positivo.

Per questa sua repentina decisione sembra proprio che sia doveroso ringraziare la sua amica e collega Joey King, infatti, più volte, lo ha rimproverato su Twitter e Instagram perché lui non era presente nel web. 

Adesso Jeremy è perfettamente integrato tra gli utenti di Instagram, le foto che ha condiviso fin ora spopolano tra i suoi fan e vengono condivise ovunque. Particolarmente gradite, da parte nostra, sono le foto da dietro le quinte di Fallen! Ebbene sì, finalmente qualcuno sembra che si rivolga direttamente a noi Fallenatics per metterci al corrente di qualcosina (briciole ma meglio di niente) su quello che per noi è il film più atteso del 2015.


Oltre a iniziare la pubblicità di lui nei panni di Daniel Grigori, Jer usa il suo account anche per postare foto da suoi vecchi progetti e da altri imminenti uscite al cinema, come per esempio Woman in Black 2.
Che dire in conclusione? Se già era amato dal fandom per il suo bell'aspetto e innegabile talento recitativo, adesso sta conquistando anche chi era più scettico nell'accettarlo come protagonista di Fallen semplicemente usando tanti hashtag e sorrisi immortalati in simpatici selfie.

Per seguirlo ecco il link del suo profilo: @_jeremyirvine








Licenza Creative Commons
Quest'opera di fallen-saga-italia.blogspot è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

sabato 8 novembre 2014

Jeremy per ICON Magazine

Recentemente Jeremy Irvine (Daniel) è stato intervistato dalla rivista Icon, il numero è stato pubblicato con Panorama.
Ecco l'intervista con le foto allegate (in abiti firmati Valentino):




JEREMY IRVINE, L’EMERGENTE BRITISH DI HOLLYWOOD


Undici film all’attivo, uno dei volti nuovi del cinema americano, Jeremy Irvine, inglese doc, è l’uomo cover di Icon

FOTO _ DAVID BAILEY    
FASHION EDITOR_  ANDREA TENERANI    
TESTO_  LUKE LEITCH
Traduzione_Gianni Pannofino

Quando arrivo allo studio fotografico di Bailey a Londra per intervistare Jeremy Irvine non trovo nessuno: la sessione di posa è andata così bene da indurre tutti a concedersi una pausa pranzo. Li trovo, in- sieme alla squadra di Icon, intenti a mangiare pasta al ristorante italiano preferito da Bailey, proprio dietro l’angolo. Dopo il caffè mi apparto con uno dei più elettrizzanti giovani attori inglesi, e facciamo quel che fanno sempre gli inglesi: andiamo al pub. Bevendo un bicchiere o due, Irvine parla della traiettoria che l’ha portato quasi come una meteora dall’anonimato allo status di attore protagonista di Steven Spielberg inWar Horse, e dei suoi progetti per una carriera che è appena agli esordi.
Grazie per il drink! Ma dimmi un po’, Jeremy: si sa tutto della tua parte in War Horse, di come hai suscitato l’interesse di Steven Spielberg che ti ha affidato il ruolo di protagonista in quel film tanto commovente. Prima di allora, però, eri solo uno dei tanti giovani pieni di speranze. Che cosa facevi?
«Be’, per pagare l’affitto lavoravo alla cassa di un supermarket e per un po’ ho anche realizzato siti web per attori che avevano una vera carriera... non come me! Con i computer sono un disastro, ma da autodidatta ho imparato un po’ a usarli al solo scopo di andarmene dal supermercato!».
Dove vivevi?
«Nel Cambridgeshire, in campagna: sono cresciuto lì. Mio padre è ingegnere, mentre mia madre fa politica a livello locale. A un certo punto, vedendo che come attore non trovavo lavoro, cominciarono a dare qualche segno di nervosismo. Dopo un po’ la situazione sembrò farsi disperata, e anche gli scambi con mio padre si fecero più tesi. In quel periodo, però, stavo facendo dei provini per War Horse. Non avevo detto niente a nessuno, perché avevo già fatto altri provini per degli spot pubblicitari e non ero stato preso. 


Pensavo: Non c’è una sola cazzo di speranza che mi prendano per questo film”. E invece mi hanno preso! Mi chiesero di non parlarne con nessuno – neanche con i miei genitori – per due settimane. A casa, dunque, i miei erano preoccupati per via della mancanza di lavoro, a parte il supermercato e i siti web, ma io avevo così paura di perdere la parte che non feci loro parola della grande opportunità che mi era capitata

Per due anni, dunque, hai inseguito un ruolo come attore. Quali lavori ti sono sfuggiti? 

«Me ne sono sfuggiti di tutti i tipi. Soprattutto nella pubblicità. Ero pronto a tutto. Ricordo un momento di particolare depressione, durante un provino per una pubblicità della maionese, in cui ho pensato: "Santo Dio, ho fatto la scuola di arti drammatiche per ritrovarmi qui!". La maionese mi piace tantissimo, la adoro, ma non mi andava di essere il “suo” volto».

Ora sei nella situazione opposta, richiesto e desiderato da tutti. Con che criterio scegli le parti?
«Ho due agenti, ma in fin dei conti la faccia che va sullo schermo è la mia. Loro possono tentare di convincermi finché vogliono, ma avolte certe cose che mi suggeriscono di fare io preferisco non farle. Altre volte accade il contrario: ci sono parti che io vorrei accettare e su cui loro si mostrano dubbiosi. Per come la vedo io, un film occupa tanto tempo nella vita di un attore, tra riprese e promozione: anche un anno, in certi casi. E se poi ha successo ti accompagna per tutta la vita. Perciò, se mi fanno una proposta che non mi convince, la rifiuto. Ogni volta che ho difficoltà a decidermi mi rivolgo ad attori più esperti per cui nutro ammirazione e rispetto e con cui ho lavorato, per chiedere loro un consiglio».
Ad esempio?
«Ho chiesto spesso consigli a Colin Firth nell’ultimo paio d’anni. In generale, però, dalle persone con cui ho parlato ho ricevuto quasi sempre la stessa risposta: “Nessuno ha rimpianti per ciò che non ha fatto”. Di solito ci si pente di aver fatto qualcosa di cui non si era sicuri, perché può diventare una scelta di cui non si va fieri o fatta per ragioni sbagliate». 


Hai un approccio molto serio, ma all’inizio non avevi in mente di diventare un attore. O sbaglio?
«A scuola non ero particolarmente contento. Volevo cimentarmi con qualcosa di più appassionante. Finché un bel giorno un fantastico insegnante di teatro non venne a parlarci dell’accademia di arti drammatiche, di come assomigli a un centro addestramento reclute. Si chiamava Jason Riddington-Smith e oggi fa anche lui l’attore. Aveva frequentato la LAMDA (London Academy of Music and Dramatic Arts) e ci disse quant’era difficile esservi ammessi: dalle 3.000 alle 4.000 persone presentavano domanda ogni anno, ma solo trenta venivano accolti. Mi sembrò una sfida allettante. E poi c’era tanta gente che la giudicava una stupidaggine, il che mi fece venire ancora più voglia di farla. Tra questi non c’erano i miei genitori, che anzi mi hanno sostenuto molto. Devo dire che fino a qualche tempo fa avevo talvolta un atteggiamento piuttosto strafottente. Ora per fortuna sono un po’ cambiato».
Lungo il tragitto per venire qui al pub, mi dicevi che ti fa un bell’effetto tornare a Londra. Da quanto tempo mancavi?
«Da quasi un anno. Non ero mai stato via tanto a lungo. Ho fatto quattro film uno dopo l’altro. Sono stato nel New Mexico per un thriller stranissimo in cui Michael Douglas mi dà la caccia nel deserto. Per questo ci sono voluti due mesi o giù di lì. C’eravamo solo io e lui in mezzo al deserto. Michael è un tipo grandioso; con lui ci si diverte davvero tanto. Dopo di che ho fatto un film sui moti di Stonewall, cioè la rivolta scoppiata nel 1969 al Greenwich Village di New York da cui ha avuto inizio la rivoluzione gay. Quello è un periodo storico affascinante per molte ragioni, ma credo che la rivoluzione gay sia stata un po’ oscurata dal più vasto movimento per i diritti civili che scuoteva allora l’America; però è una storia incredibile che ha avuto inizio allo Stonewall Inn, un bar gestito dalla mafia perché all’epoca servire alcol agli omosessuali era illegale. La mafia approfittò di quell’occasione per far soldi e assunse il controllo dei locali gay. Questi, però, erano spesso bersaglio dei raid della polizia. La mafia allora pagava la polizia per stare alla larga, ma all’ennesimo raid la polizia decise di prendere i nomi degli omosessuali per divulgarli a mezzo stampa. Gli impiegati pubblici rischiavano di perdere immediatamente il lavoro. Una sera, la comunità gay decise di reagire...».




Regnava un maccartismo omofobico, a quei tempi, in America...

«Esatto. Ho già fatto un po’ di promozione per questo film e molta gente si stupisce:


Oh, ma interpreti un gay!. Hai presente? E poi aggiungono: “Una scelta molto coraggiosa!”. Al che sei costretto a precisare che non è affatto coraggiosa: è una scelta. Non capita tanto spesso di leggere sceneggiature così valide, con personaggi così convincenti.

Lo si deve al fatto che il film è finanziato in modo indipendente da Roland Emmerich, un grande regista capace di prendere un film del genere e di farlo letteralmente decollare. Non capitano spesso occasioni come questa. Penso al disappunto dei miei agenti. Io trovo sempre molto allettanti i piccoli film indipendenti e spesso mi faccio coinvolgere, faccio tutto il lavoro, per scoprire a un certo punto che sono venuti meno i finanziamenti e che non se ne fa più niente. Trovare un gran film come quello di Emmerich che conserva però i pregi e l’integrità di un piccolo film è rarissimo. Non ci ho messo tanto a decidere, quando ho ricevuto l’offerta».
Immagino che tu la veda anche come una forma di investimento: la gestione delle tue scelte attuali può tornare utile in futuro.
«Infatti, è proprio così che la vedo! Spero con un po’ di fortuna di fare ancora questo lavoro tra cinque o dieci anni e oltre. Credo che l’industria del cinema sia sempre più rivolta alla scoperta di cose nuove, nuovi attori, nuove mode per quanto effimere. E tutti gli attori più esperti di me, quelli che io più ammiro, hanno lavorato bene e in modo costante fino alla trentina. Dopo di che hanno dovuto prendere qualche rischio».
Mi sembra un ottimo approccio. Anche nel campo della fiction, molti autori restano caratterizzati dalla loro prima opera, se ha successo, poi devono dimostrarsi all’altezza delle aspettative. Come la “sindrome da secondo album” per i musicisti.
«Dici benissimo, e io ne ero consapevole mentre lavoravo al mio primo film, che per giunta era un grande film di Spielberg. Ma c’e anche il risvolto positivo. Mi è capitato, di recente, di fare la prima colazione conuno dei miei attori preferiti: Ryan Gosling. In quel periodo ero indeciso su una proposta di lavoro, perciò gli chiesi un consiglio, e lui: “Oh, cazzo, non ti so dire. Mica l’ho capito, io, come funziona”. Il che la dice lunga. Credevo che almeno lui sapesse bene come funziona, e invece mi sbagliavo. Forse non lo si impara mai». 

A parte le foto che ti ha scattato Bailey per Icon, hai lavorato molto per la moda?
«Mi hanno proposto qualche campagna ma finora non ho mai accettato. Mi ero sempre ripromesso di fare almeno dieci film prima di accettare impegni in questo campo. Ora ho appena finito l’undicesimo film, perciò non si può sapere. Se mi proponessero qualcosa ora, forse sarei più disponibile. Sono anche stato a un paio di sfilate di Burberry. Ci si diverte e ci porto sempre anche mia madre. Di solito me ne sto lì un po’ a disagio, completamente fuori posto, a domandarmi come diavolo ci sono finito. Comincio a sudare e faccio la figura di quello stravolto e grondante, in prima fila accanto a qualche persona veramente famosa: in tutte le foto ho quest’aria allucinata. A mia madre però piace tantissimo, perciò la accompagno a questi eventi mondani. Di recente ha conosciuto Dolce e Gabbana ed era tutta entusiasta. Alla sfilata di Burberry, invece, mi fa: “Chi è quel bellissimo ragazzo con i capelli lunghi e scompigliati?”. “Credo sia Harry Styles, mamma.” E lei: “Chiunque sia, è molto carino”».
Insomma, tutta qui, la fama!
«Esatto!».

ARTICOLO ORIGINALE QUI


HALLOWEEN del cast

Il 31 ottobre, come ogni anno, tutti quanti hanno festeggiato Halloween e lo stesso vale per il nostro cast, vediamo quindi come hanno scelto di condividere con noi la loro serata :)


Addison Timlin (Luce) ha twittato una sua foto vestita da Marylin Monroe, il suo recente taglio si addice alla situazione ;)

Invece di Jeremy Irvine (Daniel)ci è giunta questa foto che lo ritrae a una festa in un costume piuttosto imprevedibile.

Harrison Gilbertson (Cam) non ha condiviso nessuna foto riguardante la sua serata, ha però twittato il video musicale che ha diretto per un gruppo e che è stato rilasciato proprio il giorno di Halloween anche per tema horror del video 

sabato 20 settembre 2014

GRAZIA intervista Jeremy

Articolo dal GRAZIA.it 



Jeremy Irvine è al Festival del cinema di Toronto per l’anteprima di The Reach: in Canada va alle feste e alle conferenze stampa in coppia con Michael Douglas, suo compagno di set in questo film. Al cinema, invece, lo stiamo per vedere in Le due vie del destino (nelle sale dall’11 settembre), dove recita al fianco di Colin Firth e Nicole Kidman.
Diciamolo pure: per il 24enne inglese Irvine, 24 anni, è un momento d’oro. Hollywood lo corteggia e lo fa lavorare insieme ai divi più grandi. Ma c’è di più.
Il 2015 sarà il suo anno: è stato scelto come protagonista di Fallen, primo capitolo della saga scritta da Lauren Kate che lo impegnerà per cinque film. Irvine è un volto noto, ma quando questa serie uscirà diventerà una star. Come è successo a Robert Pattinson con Twilight, solo che Jeremy ha già un curriculum molto più corposo, come dimostrano i festival che sta girando nel mondo.
Quando lo incontro Irvine indossa una giacca di pelle nera e jeans stretti che gli fasciano i quadricipiti. Mi fissa con i suoi occhi blu. Per rispondere alle mie domande, spegne il telefono.



D:Lei ha rifiutato il ruolo di Peeta Mellark, il protagonista della saga milionaria The Hunger Games, accanto a Jennifer Lawrence. Perché?
J:«La verità è che volevo dimostrare che il mio primo film non era stata solo questione di fortuna. Partecipare subito a un action movie o a una saga non mi sembrava una buona idea. Prima devi dimostrare di saper recitare, poi eventualmente puoi far parte di un film molto commerciale. D’altronde, Jennifer ha fatto lo stesso».

D:Alla fine, però, ha detto sì alla saga di Fallen, che la impegnerà per anni.
J:«La sceneggiatura e il regista, Scott Hicks, non mi hanno lasciato dubbi. Ho messo nelle sue mani un bel pezzo della mia vita».

D:Dica la verità, vuole diventare il nuovo Pattinson?
J:«Non ho scelto Fallen per diventare famoso né per fare soldi. La fama è una cosa breve. Comunque mi sembra che Robert abbia fatto ottimi film, non c’è solo Twilight».

D:Sembra di sentir parlare Leonardo DiCaprio.
J«Magari, lo considero un esempio da seguire. DiCaprio è come Marlon Brando e io adoro gli uomini circondati dal mistero. Invece, oggi sembra che per fare l’attore tu debba passare le giornate a twittare».

D:In Le due vie del destino ha diviso il set con Colin Firth e Nicole Kidman. Che effetto le ha fatto lavorare con due attori di questo calibro?
J:«Mi hanno insegnato a lasciare da parte pensieri come: “Sono solo il nuovo ragazzino”. Se ti fai intimorire sei fregato. Ancora non riesco a credere che Colin, un premio Oscar, mi abbia invitato a casa sua a Londra per preparare il personaggio insieme. È un uomo appassionato e alla mano, e ha un gran senso dell’umorismo».

D:Siete due inglesi che amano l’eleganza.
J:«Sul red carpet è una cosa, nella vita di tutti i giorni rispetto a Colin preferisco i look più casual. Mi trovo a mio agio con skinny jeans e T-shirt. Ho anche una collezione di giacche in pelle, tutte nere. Mia madre mi prende in giro, non capisce perché le scelgo tutte uguali. La risposta me l’hanno data in passato Domenico Dolce e Stefano Gabbana: il nero è il colore più facile da indossare».

D:Ricorda il suo primo ruolo da attore?
J:«Impossibile dimenticarlo. Gli amici della compagnia teatrale shakespeariana in cui ho iniziato a recitare mi dicevano che ero perfetto per fare l’albero. Di fatto è quello che è successo: la mia prima volta sul palcoscenico è stata con due rami addosso».

D:La molla che l’ha fatta iniziare?
J:«Un grande insegnante di teatro mi ha detto che la scuola di recitazione sarebbe stata pesante come l’addestramento militare. Non so dirle perché, ma invece di spaventarmi questo paragone mi ha sedotto».

D:È vero che a 19 anni voleva anche arruolarsi nell’esercito britannico, ma poi è stato rifiutato?
J:«Ho avuto anch’io la tipica fase di ribellione da teenager. Ma tornando alla divisa, per fortuna la mia vita ha preso un’altra direzione».

D:Lei ha cambiato cognome prendendo quello di suo nonno, perché?
J:«C’era già un Jeremy Smith, e siccome devi averne uno unico, mi hanno chiesto di sceglierne un altro».

D:Sua madre è una politica, e tra le altre cose si occupa di ridare una casa ai senzatetto, e suo padre è un ingegnere. L’hanno presa sul serio vedendola in scena, a fare l’albero?

J:«Per due anni nessuno mi ha fatto lavorare, venivo respinto cinque volte a settimana. Il dubbio di aver buttato via il mio tempo mi è venuto, confesso. Stavo per mollare».

D:Che cosa gliel’ha impedito?
J:«Solo la vergogna di ammettere una sconfitta. Avevo già un lavoro part time, tra un’audizione e l’altra realizzavo siti web per amici, per fare un po’ di soldi. Non ero affatto capace ma mi impegnavo al massimo. Comunque, nonostante due anni di insuccessi i miei genitori non mi hanno mai scoraggiato, anzi».

Il tempo a mia disposizione è finito. Prima di salutare l’attore gli chiedo se non ha paura di montarsi la testa e non riuscire a gestire il successo.

Irvine diventa serio: «Sono una persona che osserva molto gli altri», dice. «Ho visto star come Michael Douglas e Nicole Kidman: loro sono felici per ciò che fanno, non perché le persone le fermano per strada. Ho capito che se lo fai per passione ne vale la pena, altrimenti stai buttando via la tua vita». E io capisco un’altra cosa: è stata la passione che ha fatto sopportare a Irvine due anni di porte chiuse in faccia.
 GRAZIA 38 2014 by CRISTIANA ALLIEVI

mercoledì 10 settembre 2014

Approfondimento sull'interpretazione di Jeremy in LE DUE VIE DEL DESTINO


In arrivo nelle sale italiane l'11 settembre, Le due vie del destino, è l'adattamento cinematografico del romanzo autobiografico di Eric Lomax (edito in Italia da Vallardi) diretto dal regista australiano Jonathan Teplitzky. Nel cast compaiono nomi importanti quali Colin Firth, Nicole Kidman, Stellan Skarsgård e Hiroyuki Sanada.

Trama
da comingsoon.it:

1942. Decine di migliaia di giovani e coraggiosi soldati sono fatti prigionieri di guerra dalle truppe giapponesi che hanno invaso Singapore. Tra i soldati catturati c’è Eric Lomax, ventunenne addetto ai segnali e appassionato di ferrovie. Spedito a lavorare alla costruzione della celebre Ferrovia della morte, in Tailandia, Eric è testimone di inimmaginabili sofferenze. Sopravvissuto per miracolo alla guerra, perseguitato dall’immagine di un giovane ufficiale giapponese, si isola dal mondo. Ma un giorno, diversi anni dopo, incontra una donna affascinante – ovviamente su un treno. Si sposano, ma la notte delle nozze gli incubi di Eric riemergono. La moglie, Patti, cerca in ogni modo di scoprire che cosa tormenta l’uomo che ama.


LA FERROVIA DELLA MORTE

La "ferrovia della morte" fu fatta costruire dai giapponesi tra la Tailandia e la Birmania dai prigionieri di guerra alleati durante la seconda guerra mondiale. Durante questo progetto morirono circa 90 mila civili asiatici e 12 mila prigionieri tra britannici, australiani, olandesi, americani e appartenenti al Commonwealth britannico, a causa dei lavori forzati e delle torture a cui furono sottoposti.
Il vero Eric Lomax visse quest'esperienza e l'ha raccontata nel romanzo che ha poi dato vita al film, purtroppo egli morì nel 2012, pochi mesi prima che il film fosse completo, ma riuscì comunque a visitare il set e incontrare gli attori che hanno portato sul grande schermo la sua esperienza personale. Le scene centrali sono state filmate proprio lungo la Ferrovia della morte.


L'INTERPRETAZIONE DI JEREMY

In questo film Jeremy condivide il ruolo del protagonista con Colin Firth, entrambi infatti hanno recitato la parte di Eric, Jeremy compare nei flash back che ci fanno conoscere la versione giovane del personaggio.
Per rendere omogenea l'interpretazione dello stesso ruolo i due attori hanno passato diversi pomeriggi a casa di Colin Firth a leggere il copione con diversi accenti e voci. Su questa esperienza Jeremy ha dichiarato: «Occasioni come queste ti mettono alla prova come attore devi essere all’altezza sia di colleghi illustri che di persone reali, da interpretare con sensibilità e aderenza totale, per essere credibile e onesto con loro e con il pubblico».


Per calarsi nel ruolo nei due mesi precedenti alle riprese si è isolato nella casa di campagna dei suoi genitori mangiando poco niente e camminando nei campi e, così facendo, ha perso 12 chili.
La sua interpretazione è stata molto lodata da critici britannici, in oltre Jeremy ha rifiutato l'uso delle controfigure, in particolare per le scene in cui gli aguzzini torturavano i prigionieri soffocandoli con l'acqua.
Riguardo ai motivi riguardo alla scelta del ruolo Jeremy ha spiegato: «Stavo cercando un ruolo interessante, al di fuori delle solite logiche commerciali e stavo per perdere le speranze, quando mi sono imbattuto nella sceneggiatura di Le due vie del destino. Un film ricco di intensità, di emozioni, che racconta una storia vera ma quasi incredibile per quanto è straordinaria.»


FOTO E TRAILER:


Il trailer ufficiale:




Le foto delle premiere di Londra e New York:





Le locandine e i poster con Jeremy:




wallpaper


mercoledì 13 agosto 2014

Jeremy in THE WORLD MADE STRAIGHT




Il nostro Daniel (Jeremy Irvine) proprio non vuol saperne di star tranquillo un attimo e, continuamente, veniamo a conoscenza di progetti a cui stava o sta lavorando. Questa volta in particolare si tratta di un film già completato e in uscita negli USA nel febbraio 2015. The world made straight è un film drammatico diretto da David Burris tratto dall'omonimo romanzo di Ron Rash.
Nel cast, oltre a Jeremy, ci sono Haley Joel Osment, Minka Kelly, Adelaide Clemens, Noah Wyle, Sandra Ellis Lafferty...
Il film verrà distribuito da Eagle Pictures e Millenium Enterainment, è ancora presto per sapere qualcosa riguardo a un'eventuale distribuzione anche in Italia.
Ecco la locandina e la trama:




Nel 1970, in una comunità rurale Appalachi, ossessionato dalla eredità della strage Guerra Civile che ha diviso da allora Madison Country, un giovane ribelle lotta per sfuggire alla violenza che lo lega al passato.


















Fonte: 

mercoledì 6 agosto 2014

I protagonisti si ritrovano



In questi giorni Addison Timlin (Luce) ha incontrato nuovamente Jeremy (Daniel) e Harrison (Cam),quest'ultimo a Los Angeles.
Per fortuna ha deciso di condividere con noi le foto dei loro incontri :)
Eccole qua:


Le riprese di STONEWALL sono terminate



Le riprese del film Stonewall, a cui stava lavorando Jeremy Irvine (Daniel) a Montreal, sono terminate.

Il film è stato diretto da Roland Emmerich (Indipendence Day). Nel cast, oltre a Jeremy, compaiono anche Jonathan Rhys Meyers, Joey King, Ron Perlman.


Il film racconta del raid effettuato nel giugno del 1969 dalla polizia di New York nella Stonewall Inn, un locale gay del Greenwich Village e delle conseguenti rivolte che resero la comunità gay compatta sui propri diritti civili.