domenica 14 dicembre 2014

Lauren per Page to Premiere


Ecco l'articolo pubblicato dal sito Page to Premiere su Fallen e Teardrop (qui erroneamente presentato come una trilogia, in realtà sono solo due libri) il 3 dicembre 2014.
Traduzione fatta da me quindi se prendete per postare da qualche parte mettete i crediti opportuni, grazie. Buona lettura ;)


Noi di Page to Premiere siamo veramente orgogliosi di avere un'intervista esclusiva con Lauren Kate! Appena tornata dal tour, per promuovere il suo nuovo libro Waterfall, ci ha rivelato perché Budapest le sta tanto a cuore, la chimica tra gli attori sul set e quali sono i suoi personaggi preferiti di Fallen! Siamo stati anche fortunati perché ci ha detto di più sulla sua nuova trilogia e cosa rende i personaggi di questo libro altrettanto fantastici!





Puoi dirci che cosa pensi degli attori protagonisti che interpretano Luce, Daniel e Cam? Ci sono delle qualità particolari in questi attori che ti facevano pensare ai personaggi? (o il loro aspetto)
Il cast è perfetto. In particolare amo come la chimica tra Luce e Daniel sia molto diversa da quella tra Luce e Cam. Entrambe sono palpabili e molto sexy, ma catturare la differenza tra le due è essenziale per realizzare bene questa storia. Addison, Jeremy e Harrison lo fanno in maniera naturale.

Jeremy Irvine sembra essere il preferito dai fan e interpreta Daniel Grigori, com'è dare un volto ai personaggi che hai scritto? E' un passaggio difficile da fare per un autore, poiché a volte chi tu vedi per interpretare un personaggi non è necessariamente quello che vedono i fan?
Non ho mai avuto un attore specifico in mente per nessun ruolo prima che fossero ufficialmente scritturati. Quando sono andata nell'ufficio di Scott Hicks per vedere alcune delle registrazioni dei provini e ho visto Luce interagire con Daniel la prima volta, mi è venuta la pelle d'oca.
La chimica è tutto nella storia e sono impaziente perché i fan vedano l'intero cast interagire.

Se dovessi scegliere un personaggio maschile e uno femminile, quale diresti della saga di Fallen?
Cam e Arriane.

Budapest è la stata la sede del set di Fallen, un paese meraviglioso, perché per te era perfetto, per raffigurare non solo la Sword & Cross ma anche altri diversi luoghi del libro?
Sono ungherese, così per me è stato particolarmente gratificante visitare Budapest - e incontrare alcuni miei lettori ungheresi - mentre il film veniva girato. E' un posto incantevole con una storia affascinante e i luoghi evocano un livello di magia e mistero che si addicono alla storia d'amore di Luce e Daniel.

Ci sono alcuni luoghi iconici nel libro, come la biblioteca che abbiamo già visto in anteprima in alcune foto, quali erano i tuoi pensieri quando sei andata sul set per la prima volta?
La biblioteca e il castello hanno entrambi dato agli scenografi basi meravigliose su cui lavorare. Poi la squadra è andata a fare alcuni lavori di grande inventiva in ognuno degli spazi - c'era un candelabro a molto antico e delicato, per esempio, che doveva essere scrupolosamente rimosso da un esperto di fama mondiale prima di poter girare. Il romanticismo naturale e l'impostazione combinata con l'ingegnosità della squadra degli scenografi ci ha permesso di catturare l'essenza della Sword & Cross.





Teardrop & Waterfall


Puoi dire ai nostri lettori qualcosa riguardo la trilogia di Teardrop e cos'ha di diverso da Fallen?
Come Fallen, Teardop è una storia d'amore con conseguenze cosmiche. C'è una ragazza con il cuore spezzato abbastanza a fondo che con le sue lacrime inonda il nostro mondo. E' il racconto di un'inondazione, come l'arca di Noè, o la storia del continente perduto di Atlantide - solo che, invece di un dio arrabbiato che getta un mondo sott'acqua, questa è la storia sul potere devastante dell'amore.

Eureka è un personaggio con una volontà piuttosto forte, un po' come Luce, entrambe sono fragili ma forti, se questo è possibile.
Scrivere di Lucinda mi ha insegnato a scrivere di Eureka. Luce è molto diversa da come volevo che fosse all'inizio di Fallen e ho davvero imparato come arrendersi a questo, al fatto che è la mano a tenere le redini e a darle il suo spazio per crescere. Quando ho iniziato a scrivere di Eureka, avevo la sensazione di chi fosse, ma ho lasciato che fosse la sua storia a guidarmi nella sua caratterizzazione. Hai sintetizzato i personaggi abbastanza bene - tendo a pensare a lei come con parti uguali di vulnerabilità e forza. Il conflitto tra questi due attributi è presente in ognuno di noi per tutto il tempo.

Se tu dovessi scegliere qualcuno per interpretare Eureka o Ander in un'adattamento cinematografico, chi sarebbero i tuoi favoriti?
Penso che farei come ho fatto per Fallen, e lascerei il casting agli esperti!

Cosa possiamo aspettarci dal secondo della trilogia, Waterfall?
E' la mia storia preferita fin ora - è oscura, romantica e selvaggia. E' anche il primo libro in cui ho scritto il punto di vista del cattivo.


DOMANDE RAPIDE:

Primo libro letto: Matilda
Ultimo libro letto: All The Light We Cannot See
Ultimo film guardato: Un biglietto in due
Autore preferito: Catherynne M. Valente
Personaggio mitologico preferito: sirena

domenica 23 novembre 2014

Harrison per The Adelaide Review


Il 7 novembre è stato pubblicato un articolo su Harrison Gilbertson (Cam) su un sito australiano. L'articolo in questione è un'intervista con alcune informazioni sui suoi ultimi progetti cinematografici, uno dei quali è proprio Fallen. Vi consiglio di leggere anche la parte che parla di My Mistress poiché l'ho trovata davvero interessante per quel che riguarda lui come attore e le sue ambizioni :) 
Trovo sia un cosa molto positiva avere finalmente un articolo riguardante Harrison, che fin ora si è rivelato il più sfuggente e meno conosciuto tra i tre principali protagonisti.
Data questa piccola introduzione non mi dilungo oltre per non distogliere la vostra attenzione dal protagonista indiscusso di questo post ;) ho appena finito di tradurre questo articolo e spero di non aver fatto errori né di traduzione né di italiano.. buona lettura ;)




HARRISON GILBERTSON PARLA DI FALLEN E MY MISTRESS


L'astro nascente di Adelaide, Harrison Gilbertson, discute del suo ultimo film My Mistress e del prossimo campione d'incassi young adult Fallen, in cui ha lavorato con Scott Hicks.


Gilbertson è ad Adelaide quando parliamo con la stella di Need for Speed e Beneath Hill 60 ma ha ammesso di non avere una casa fissa.
"Nel modo in cui stanno andando le cose la mia migliore soluzione è restare a galla e risparmiare soldi per le tariffe aeree piuttosto che spenderli per l'affitto" dice il ventunenne.
Fatto dello stesso bell'aspetto del collega di Adelaide Xavier Samuel, l'ultimo ruolo di Gilbertson è un adolescente sviluppa un rapporto con una cinquantenne dominatrice ed è il suo ruolo più coraggioso fin ora e mette in evidenza che l'ex stella adolescente di film americani come Accidents Happen e l'indipendente Virginia ha abilità drammatiche. Ispirato da attori come Leonardo DiCaprio, Heath Ledger e River Phoenix che sono stati capaci di tirar fuori dalla loro adolescenza film come The Basketball Diaries e My Own Private Idaho, Gilbertson sta entrando in un'interessante fase della sua carriera, e il suo ruolo in My Mistress è un grande trampolino di lancio per il giovane attore per apparire in altri ruoli drammatici.

In My Mistress, Gilbertson interpreta Charlie, uno studente sedicenne reduce dell'improvvisa morte di suo padre. Perso e ribelle trova un'altra anima persa in Maggie (Emmanuelle Beart - 8 Women, Mission: Impossible) una dominatrice S&M di mezza età. Ciò che nasce è un'amicizia curiosa che si trasforma in qualcosa di più profondo e pericoloso. Scritto e diretto da Stephen Lance, My Mistress è il lungometraggio di esordio per il registra australiano.
"Quando l'ho letto con mio padre - leggiamo molte cose insieme, lui è il mio punto di riferimento in molti campi della mia vita - abbiamo detto entrambi che chiunque avrebbe ottenuto questo ruolo avrebbe accettato un bel rischio," dice Gilbertson. "Ero molto eccitato per questo perché era un'opportunità di diverso livello, e, auspicabilmente, questo si sarebbe visto nel film, ma di certo, per me, è stata una bella esperienza per fare il salto nel vuoto.
"Avevo un'immensa fiducia in Stephen. Ci sono stati momenti sul set in cui ero tipo 'Cosa cazzo sta filmando? Cos'è questo? Che angolazione è? Cosa stai mostrando?' Ero giù per questo, sai? Ci eravamo seduti insieme all'inizio e avevamo detto, lo faremo insieme, stretta di mano, abbraccio e ci siamo lanciati insieme ed è stata una delle migliori esperienze collaborative che io abbia mai avuto."



Recentemente Gilbertson ha recitata accanto a Aaron Paul nell'adattamento cinematografico di Need for Speed e presto il prossimo anno sarà sotto i riflettori grazie al ruolo dall'angelo caduto Cam Briel nell'adattamento di Scott Hicks della serie young adult gotico-romantica Fallen. Questo potrebbe essere il Twilight di Gilbertson, come la serie di libri di Fallen (scritta da Lauren Kate) è un fenomeno. Quando il cast dei popolari libri è stato annunciato i fans hanno dato voce di tanto in tanto al loro malcontento online.
"Grazie a Dio questa volta sono stati davvero carini" dice Gilbertson. "C'è stata un'esperienza in cui non sono stati affatto gentili. Ho fatto questa serie TV intitolata Conspiracy [365] e c'era così tanto odio verso di me perché non ero il ragazzo che c'era sulle copertine originali. Dicevano 'Perché non avete preso il ragazzo delle copertine dei libri che era un metro e ottanta e con i capelli lunghi e biondi?' E' stato fantastico per la mia autostima."
Gilbertson sembra quasi irriconoscibile nella foto promozionale nei panni del gotico angelo caduto. 

"A quanto pare sembro un buon demone"
Gilbertson spiega la trama di Fallen.
"L'idea del libro è che loro sono angeli caduti, quindi sono in circolazione sin dalla scissione tra Dio e Lucifero. Loro devono scegliere con chi schierarsi, ma il personaggio principale, Daniel, 'scelse l'amore' [dice con una divertente voce profonda]. Lui incontra la ragazza ogni 17 anni e si innamorano ogni volta. Lei muore ogni volta che si rende conto del loro amore, ma questa volta le cose sono diverse. Qui è dove inizia la storia dei libri e, si spera, anche dove inizia il film. Cam è davvero un personaggio buono in un primo momento. E' un po' il cattivo ragazzo ma mentre si va avanti lui è un personaggio simpatico nel resto dei libri, è solo un po' un 'lupo solitario'."
C'è in programma una serie di film?
"E' questo l'obiettivo. E' il pezzo di una saga. Non si può mai sapere con questi film, alcuni sono popolari come Hunger Games e Twilight e poi altri come Shadowhunters che non sono andati bene come si era sperato. Quindi, penso che il piano sia di aspettare e vedere come va il primo."
Sorprendentemente è il regista premio Oscar di Adelaide Scott Hicks a dirigere Fallen. Gilbertson lo chiama gentiluomo.
"E' davvero simpatico, un uomo molto interessante e intelligente. Ascolta e prende in considerazione le cose. Era eccezionale da guardare. Mi piacerebbe molto entrare in quel mondo un giorno e vedere un regista così attento e niente affatto bloccato. Era sempre disponibile per una chiacchierata, ma teneva sempre gli occhi sul premio.
"Ammiro molto quello che ha fatto [Fallen]. Alcune persone hanno detto 'Cosa sta facendo? Un film young adult? Il tizio che ha fatto Shine e quei film meravigliosi.' Ma penso che sia veramente d'ispirazione che come regista non abbia solo detto 'Questi sono i film che faccio'.
Vuole raccontare storie diverse ed era davvero affascinato da questa 'perché era una storia di classico amore eterno con adolescenti - è così che la vede. Quindi era eccitato per questa sfida. Si è messo alla prova è questo quello che sto cercando di dire ed è davvero d'ispirazione."



traduzione a cura di fallen-saga-italia.blogspot (@Fallen_Italia su Twitter) di questo articolo: The Adelaide Review "Harrison Gilbertson talks Fallen and My Mistress" 
E' vietata qualsiasi riproduzione senza i crediti opportuni.



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Quest'opera di fallen-saga-italia.blogspot è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Jeremy arriva su Instagram


Se c'è qualcuno su cui avevamo ormai perso le speranze per quel che riguarda la sua comparsa sui social network, questo è proprio Jeremy.. Come al solito, però, è riuscito a sorprenderci in positivo.

Per questa sua repentina decisione sembra proprio che sia doveroso ringraziare la sua amica e collega Joey King, infatti, più volte, lo ha rimproverato su Twitter e Instagram perché lui non era presente nel web. 

Adesso Jeremy è perfettamente integrato tra gli utenti di Instagram, le foto che ha condiviso fin ora spopolano tra i suoi fan e vengono condivise ovunque. Particolarmente gradite, da parte nostra, sono le foto da dietro le quinte di Fallen! Ebbene sì, finalmente qualcuno sembra che si rivolga direttamente a noi Fallenatics per metterci al corrente di qualcosina (briciole ma meglio di niente) su quello che per noi è il film più atteso del 2015.


Oltre a iniziare la pubblicità di lui nei panni di Daniel Grigori, Jer usa il suo account anche per postare foto da suoi vecchi progetti e da altri imminenti uscite al cinema, come per esempio Woman in Black 2.
Che dire in conclusione? Se già era amato dal fandom per il suo bell'aspetto e innegabile talento recitativo, adesso sta conquistando anche chi era più scettico nell'accettarlo come protagonista di Fallen semplicemente usando tanti hashtag e sorrisi immortalati in simpatici selfie.

Per seguirlo ecco il link del suo profilo: @_jeremyirvine








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sabato 8 novembre 2014

Jeremy per ICON Magazine


Recentemente Jeremy Irvine (Daniel) è stato intervistato dalla rivista Icon, il numero è stato pubblicato con Panorama.
Ecco l'intervista con le foto allegate (in abiti firmati Valentino):




JEREMY IRVINE, L’EMERGENTE BRITISH DI HOLLYWOOD


Undici film all’attivo, uno dei volti nuovi del cinema americano, Jeremy Irvine, inglese doc, è l’uomo cover di Icon

FOTO _ DAVID BAILEY    
FASHION EDITOR_  ANDREA TENERANI    
TESTO_  LUKE LEITCH
Traduzione_Gianni Pannofino

Quando arrivo allo studio fotografico di Bailey a Londra per intervistare Jeremy Irvine non trovo nessuno: la sessione di posa è andata così bene da indurre tutti a concedersi una pausa pranzo. Li trovo, in- sieme alla squadra di Icon, intenti a mangiare pasta al ristorante italiano preferito da Bailey, proprio dietro l’angolo. Dopo il caffè mi apparto con uno dei più elettrizzanti giovani attori inglesi, e facciamo quel che fanno sempre gli inglesi: andiamo al pub. Bevendo un bicchiere o due, Irvine parla della traiettoria che l’ha portato quasi come una meteora dall’anonimato allo status di attore protagonista di Steven Spielberg inWar Horse, e dei suoi progetti per una carriera che è appena agli esordi.
Grazie per il drink! Ma dimmi un po’, Jeremy: si sa tutto della tua parte in War Horse, di come hai suscitato l’interesse di Steven Spielberg che ti ha affidato il ruolo di protagonista in quel film tanto commovente. Prima di allora, però, eri solo uno dei tanti giovani pieni di speranze. Che cosa facevi?
«Be’, per pagare l’affitto lavoravo alla cassa di un supermarket e per un po’ ho anche realizzato siti web per attori che avevano una vera carriera... non come me! Con i computer sono un disastro, ma da autodidatta ho imparato un po’ a usarli al solo scopo di andarmene dal supermercato!».
Dove vivevi?
«Nel Cambridgeshire, in campagna: sono cresciuto lì. Mio padre è ingegnere, mentre mia madre fa politica a livello locale. A un certo punto, vedendo che come attore non trovavo lavoro, cominciarono a dare qualche segno di nervosismo. Dopo un po’ la situazione sembrò farsi disperata, e anche gli scambi con mio padre si fecero più tesi. In quel periodo, però, stavo facendo dei provini per War Horse. Non avevo detto niente a nessuno, perché avevo già fatto altri provini per degli spot pubblicitari e non ero stato preso. 


Pensavo: Non c’è una sola cazzo di speranza che mi prendano per questo film”. E invece mi hanno preso! Mi chiesero di non parlarne con nessuno – neanche con i miei genitori – per due settimane. A casa, dunque, i miei erano preoccupati per via della mancanza di lavoro, a parte il supermercato e i siti web, ma io avevo così paura di perdere la parte che non feci loro parola della grande opportunità che mi era capitata

Per due anni, dunque, hai inseguito un ruolo come attore. Quali lavori ti sono sfuggiti? 

«Me ne sono sfuggiti di tutti i tipi. Soprattutto nella pubblicità. Ero pronto a tutto. Ricordo un momento di particolare depressione, durante un provino per una pubblicità della maionese, in cui ho pensato: "Santo Dio, ho fatto la scuola di arti drammatiche per ritrovarmi qui!". La maionese mi piace tantissimo, la adoro, ma non mi andava di essere il “suo” volto».

Ora sei nella situazione opposta, richiesto e desiderato da tutti. Con che criterio scegli le parti?
«Ho due agenti, ma in fin dei conti la faccia che va sullo schermo è la mia. Loro possono tentare di convincermi finché vogliono, ma avolte certe cose che mi suggeriscono di fare io preferisco non farle. Altre volte accade il contrario: ci sono parti che io vorrei accettare e su cui loro si mostrano dubbiosi. Per come la vedo io, un film occupa tanto tempo nella vita di un attore, tra riprese e promozione: anche un anno, in certi casi. E se poi ha successo ti accompagna per tutta la vita. Perciò, se mi fanno una proposta che non mi convince, la rifiuto. Ogni volta che ho difficoltà a decidermi mi rivolgo ad attori più esperti per cui nutro ammirazione e rispetto e con cui ho lavorato, per chiedere loro un consiglio».
Ad esempio?
«Ho chiesto spesso consigli a Colin Firth nell’ultimo paio d’anni. In generale, però, dalle persone con cui ho parlato ho ricevuto quasi sempre la stessa risposta: “Nessuno ha rimpianti per ciò che non ha fatto”. Di solito ci si pente di aver fatto qualcosa di cui non si era sicuri, perché può diventare una scelta di cui non si va fieri o fatta per ragioni sbagliate». 


Hai un approccio molto serio, ma all’inizio non avevi in mente di diventare un attore. O sbaglio?
«A scuola non ero particolarmente contento. Volevo cimentarmi con qualcosa di più appassionante. Finché un bel giorno un fantastico insegnante di teatro non venne a parlarci dell’accademia di arti drammatiche, di come assomigli a un centro addestramento reclute. Si chiamava Jason Riddington-Smith e oggi fa anche lui l’attore. Aveva frequentato la LAMDA (London Academy of Music and Dramatic Arts) e ci disse quant’era difficile esservi ammessi: dalle 3.000 alle 4.000 persone presentavano domanda ogni anno, ma solo trenta venivano accolti. Mi sembrò una sfida allettante. E poi c’era tanta gente che la giudicava una stupidaggine, il che mi fece venire ancora più voglia di farla. Tra questi non c’erano i miei genitori, che anzi mi hanno sostenuto molto. Devo dire che fino a qualche tempo fa avevo talvolta un atteggiamento piuttosto strafottente. Ora per fortuna sono un po’ cambiato».
Lungo il tragitto per venire qui al pub, mi dicevi che ti fa un bell’effetto tornare a Londra. Da quanto tempo mancavi?
«Da quasi un anno. Non ero mai stato via tanto a lungo. Ho fatto quattro film uno dopo l’altro. Sono stato nel New Mexico per un thriller stranissimo in cui Michael Douglas mi dà la caccia nel deserto. Per questo ci sono voluti due mesi o giù di lì. C’eravamo solo io e lui in mezzo al deserto. Michael è un tipo grandioso; con lui ci si diverte davvero tanto. Dopo di che ho fatto un film sui moti di Stonewall, cioè la rivolta scoppiata nel 1969 al Greenwich Village di New York da cui ha avuto inizio la rivoluzione gay. Quello è un periodo storico affascinante per molte ragioni, ma credo che la rivoluzione gay sia stata un po’ oscurata dal più vasto movimento per i diritti civili che scuoteva allora l’America; però è una storia incredibile che ha avuto inizio allo Stonewall Inn, un bar gestito dalla mafia perché all’epoca servire alcol agli omosessuali era illegale. La mafia approfittò di quell’occasione per far soldi e assunse il controllo dei locali gay. Questi, però, erano spesso bersaglio dei raid della polizia. La mafia allora pagava la polizia per stare alla larga, ma all’ennesimo raid la polizia decise di prendere i nomi degli omosessuali per divulgarli a mezzo stampa. Gli impiegati pubblici rischiavano di perdere immediatamente il lavoro. Una sera, la comunità gay decise di reagire...».




Regnava un maccartismo omofobico, a quei tempi, in America...

«Esatto. Ho già fatto un po’ di promozione per questo film e molta gente si stupisce:


Oh, ma interpreti un gay!. Hai presente? E poi aggiungono: “Una scelta molto coraggiosa!”. Al che sei costretto a precisare che non è affatto coraggiosa: è una scelta. Non capita tanto spesso di leggere sceneggiature così valide, con personaggi così convincenti.

Lo si deve al fatto che il film è finanziato in modo indipendente da Roland Emmerich, un grande regista capace di prendere un film del genere e di farlo letteralmente decollare. Non capitano spesso occasioni come questa. Penso al disappunto dei miei agenti. Io trovo sempre molto allettanti i piccoli film indipendenti e spesso mi faccio coinvolgere, faccio tutto il lavoro, per scoprire a un certo punto che sono venuti meno i finanziamenti e che non se ne fa più niente. Trovare un gran film come quello di Emmerich che conserva però i pregi e l’integrità di un piccolo film è rarissimo. Non ci ho messo tanto a decidere, quando ho ricevuto l’offerta».
Immagino che tu la veda anche come una forma di investimento: la gestione delle tue scelte attuali può tornare utile in futuro.
«Infatti, è proprio così che la vedo! Spero con un po’ di fortuna di fare ancora questo lavoro tra cinque o dieci anni e oltre. Credo che l’industria del cinema sia sempre più rivolta alla scoperta di cose nuove, nuovi attori, nuove mode per quanto effimere. E tutti gli attori più esperti di me, quelli che io più ammiro, hanno lavorato bene e in modo costante fino alla trentina. Dopo di che hanno dovuto prendere qualche rischio».
Mi sembra un ottimo approccio. Anche nel campo della fiction, molti autori restano caratterizzati dalla loro prima opera, se ha successo, poi devono dimostrarsi all’altezza delle aspettative. Come la “sindrome da secondo album” per i musicisti.
«Dici benissimo, e io ne ero consapevole mentre lavoravo al mio primo film, che per giunta era un grande film di Spielberg. Ma c’e anche il risvolto positivo. Mi è capitato, di recente, di fare la prima colazione conuno dei miei attori preferiti: Ryan Gosling. In quel periodo ero indeciso su una proposta di lavoro, perciò gli chiesi un consiglio, e lui: “Oh, cazzo, non ti so dire. Mica l’ho capito, io, come funziona”. Il che la dice lunga. Credevo che almeno lui sapesse bene come funziona, e invece mi sbagliavo. Forse non lo si impara mai». 

A parte le foto che ti ha scattato Bailey per Icon, hai lavorato molto per la moda?
«Mi hanno proposto qualche campagna ma finora non ho mai accettato. Mi ero sempre ripromesso di fare almeno dieci film prima di accettare impegni in questo campo. Ora ho appena finito l’undicesimo film, perciò non si può sapere. Se mi proponessero qualcosa ora, forse sarei più disponibile. Sono anche stato a un paio di sfilate di Burberry. Ci si diverte e ci porto sempre anche mia madre. Di solito me ne sto lì un po’ a disagio, completamente fuori posto, a domandarmi come diavolo ci sono finito. Comincio a sudare e faccio la figura di quello stravolto e grondante, in prima fila accanto a qualche persona veramente famosa: in tutte le foto ho quest’aria allucinata. A mia madre però piace tantissimo, perciò la accompagno a questi eventi mondani. Di recente ha conosciuto Dolce e Gabbana ed era tutta entusiasta. Alla sfilata di Burberry, invece, mi fa: “Chi è quel bellissimo ragazzo con i capelli lunghi e scompigliati?”. “Credo sia Harry Styles, mamma.” E lei: “Chiunque sia, è molto carino”».
Insomma, tutta qui, la fama!
«Esatto!».

ARTICOLO ORIGINALE QUI


HALLOWEEN del cast


Il 31 ottobre, come ogni anno, tutti quanti hanno festeggiato Halloween e lo stesso vale per il nostro cast, vediamo quindi come hanno scelto di condividere con noi la loro serata :)


Addison Timlin (Luce) ha twittato una sua foto vestita da Marylin Monroe, il suo recente taglio si addice alla situazione ;)

Invece di Jeremy Irvine (Daniel)ci è giunta questa foto che lo ritrae a una festa in un costume piuttosto imprevedibile.

Harrison Gilbertson (Cam) non ha condiviso nessuna foto riguardante la sua serata, ha però twittato il video musicale che ha diretto per un gruppo e che è stato rilasciato proprio il giorno di Halloween anche per tema horror del video 

giovedì 23 ottobre 2014

uscita di WATERFALL e nuova edizione di TEARDROP (aggiornato)


 Una ragazza che con le sue lacrime può far riaffiorare Atlantide. 
Una storia d’amore epica e fantastica.


Prezzo di copertina: 18.50€
Pagine 368
Dal 12 novembre nelle librerie sarà finalmente possibile acquistare Waterfall (il secondo e ultimo romanzo della serie di Teardrop).
Questo volume verrà pubblicato con poco scarto dall'uscita americana (28 ottobre).
La copertina ufficiale dell'edizione Rizzoli è quella qua a lato ed è la stessa dell'edizione statunitense.
Ecco la sinossi del libro:
Le lacrime di Eureka hanno invaso la terra e ora Atlantide avanza, portando con sé Atlas, il suo malvagio re. Solo Eureka può fermarlo, grazie all’affascinante e misterioso Ander, ma prima deve imparare a combattere.
Quando Solon, l’enigmatico Guardiano che sa come sconfiggere Atlante, si lascia però sfuggire che l’amore è una debolezza per Ander, e che l’affetto che prova per lei lo fa invecchiare più rapidamente, Eureka si sente perduta.
Lì ha un’intuizione sorprendente: forse il suo cuore spezzato è proprio quello di cui Atlas ha bisogno per alimentare il suo nascente regno oscuro. Eureka capisce che la sua forza è l’unica arma per ostacolare il male anche se questo può voler dire rinunciare ad amare.



Come avrete sicuramente notato la grafica in copertina presenta uno stile totalmente differente rispetto a quella del volume precedente, proprio per questo motivo è stata stampata una nuova edizione di Teardrop che presenta lo stesso tipo di grafica, è possibile trovare questo volume in libreria a partire da oggi :)


sabato 18 ottobre 2014

Harrison arriva su Twitter


la sua immagine del profilo
Harrison Gilbertson (Cam) fin ora non aveva mai usato nessun tipo di social network per tenersi in contatto con i fans. Per questo motivo mesi fa ci sono stati diversi episodi di account fake che pretendevano di impersonarlo. Tuttavia Harrison non è mai stato del tutto tagliato fuori dal mondo del web: un account Twitter (@GilbertsonReal) gestito da fan era ufficialmente riconosciuto per fare le sue veci e pubblicare notizie ufficiali su di lui.  Finalmente però Harrison ha deciso di prendere in mano personalmente l'account per poter comunicare direttamente con i fans, infatti sono stati cancellati tutti i vecchi tweet e ne ha scritto uno per rendere nota la sua decisione di introdursi gradualmente nel mondo di Twitter.

Lola Kirke sul New York Times


In un articolo di qualche settimana fa del New York Times si è parlato di Lola (Penn) in quanto attrice emergente e anche già nominata da Vanity Fair tra le nuove facce di Hollywood accanto a Dakota Johnson e Aubrey Plaze.
Ecco la traduzione dell'articolo del Times.





LOLA KIRKE: NON L'OMBRA DI SUA SORELLA

ANNI: 23
CITTA' NATALE: nel West Village di Manhattan. 

ORA VIVE: in un appartamento nell'East Village pieno di vestiti, strumenti musicali e ricordi.
RICHIAMO ALLA FAMA: è la sorella minore di Jemima Kirke, la star di "Girls". Lola Kirke sta avendo un immediato successo come attrice, approdando con ruoli in film diretti da David Fincher e Noah Baumbach. 


GRANDE OCCASIONE: Durante l'ultimo anno al Bard College, si esibiva in una banda di paese tutta al femminile quando un agente della ICM Partners l'ha notata e scritturata. 
Dopo il diploma nel 2012, tornò a New York e subito trovò lavoro in un film di Mr. Baumbach. Poco dopo è stata lanciata in "Mozart in the Jungle", Original Series creata da Roman Coppola, Jason Schwartzman, Alex Timbers e Paul Weitz. Kirke, che interpreta un'oboista, è da poco entrata in contatto con musica classica. «
Sono molto eccitata di averla scoperto così tardi», ha detto. «E' come scoprire i Led Zeppelin.» 
L'ULTIMO PROGETTO: «Mia madre ha letto due libri l'anno scorso. Uno era 'Cinquanta Sfumature di Grigio', l'altro era 'Girl Gone'» ha detto Lola. «Era come, 'Per favore, non fare mai il provino per "Cinquanta sfumature di grigio" Per favore fai il provino per "Girl Gone" » Come si è visto, è stata invitata a leggere entrambi adattamenti cinematografici, e ha ottenuto un piccolo ma fondamentale ruolo di una ladra in "Girl Gone," diretto da Mr. Fincher e che uscirà il 3 ottobre, «mia madre era molto felice di questo,» ha detto. 
LA PROSSIMA COSA: sta cercando la sua opportunità nella cinematografia producendo il suo primo lungometraggio su una giovane coppia che si sposta temporaneamente in una comunità di pensionati. Recita anche lei. Ha detto che quando non recita «Passo un sacco di tempo a fare acquerelli e suonare nel mio appartamento»
NON PIU' IN INCOGNITO: «Sicuramente avrei voluto essere famosa da bambina, ma è successo più tardi, mi sento meno a mio agio con ciò», ha detto. «Ho il meglio dei due mondi. Vado a lavorare e non vengo affatto riconosciuta, se non come la sorella di Jemima, il che è buffo».


fonte www.nytimes.com


sabato 20 settembre 2014

GRAZIA intervista Jeremy


Articolo dal GRAZIA.it 



Jeremy Irvine è al Festival del cinema di Toronto per l’anteprima di The Reach: in Canada va alle feste e alle conferenze stampa in coppia con Michael Douglas, suo compagno di set in questo film. Al cinema, invece, lo stiamo per vedere in Le due vie del destino (nelle sale dall’11 settembre), dove recita al fianco di Colin Firth e Nicole Kidman.
Diciamolo pure: per il 24enne inglese Irvine, 24 anni, è un momento d’oro. Hollywood lo corteggia e lo fa lavorare insieme ai divi più grandi. Ma c’è di più.
Il 2015 sarà il suo anno: è stato scelto come protagonista di Fallen, primo capitolo della saga scritta da Lauren Kate che lo impegnerà per cinque film. Irvine è un volto noto, ma quando questa serie uscirà diventerà una star. Come è successo a Robert Pattinson con Twilight, solo che Jeremy ha già un curriculum molto più corposo, come dimostrano i festival che sta girando nel mondo.
Quando lo incontro Irvine indossa una giacca di pelle nera e jeans stretti che gli fasciano i quadricipiti. Mi fissa con i suoi occhi blu. Per rispondere alle mie domande, spegne il telefono.



D:Lei ha rifiutato il ruolo di Peeta Mellark, il protagonista della saga milionaria The Hunger Games, accanto a Jennifer Lawrence. Perché?
J:«La verità è che volevo dimostrare che il mio primo film non era stata solo questione di fortuna. Partecipare subito a un action movie o a una saga non mi sembrava una buona idea. Prima devi dimostrare di saper recitare, poi eventualmente puoi far parte di un film molto commerciale. D’altronde, Jennifer ha fatto lo stesso».

D:Alla fine, però, ha detto sì alla saga di Fallen, che la impegnerà per anni.
J:«La sceneggiatura e il regista, Scott Hicks, non mi hanno lasciato dubbi. Ho messo nelle sue mani un bel pezzo della mia vita».

D:Dica la verità, vuole diventare il nuovo Pattinson?
J:«Non ho scelto Fallen per diventare famoso né per fare soldi. La fama è una cosa breve. Comunque mi sembra che Robert abbia fatto ottimi film, non c’è solo Twilight».

D:Sembra di sentir parlare Leonardo DiCaprio.
J«Magari, lo considero un esempio da seguire. DiCaprio è come Marlon Brando e io adoro gli uomini circondati dal mistero. Invece, oggi sembra che per fare l’attore tu debba passare le giornate a twittare».

D:In Le due vie del destino ha diviso il set con Colin Firth e Nicole Kidman. Che effetto le ha fatto lavorare con due attori di questo calibro?
J:«Mi hanno insegnato a lasciare da parte pensieri come: “Sono solo il nuovo ragazzino”. Se ti fai intimorire sei fregato. Ancora non riesco a credere che Colin, un premio Oscar, mi abbia invitato a casa sua a Londra per preparare il personaggio insieme. È un uomo appassionato e alla mano, e ha un gran senso dell’umorismo».

D:Siete due inglesi che amano l’eleganza.
J:«Sul red carpet è una cosa, nella vita di tutti i giorni rispetto a Colin preferisco i look più casual. Mi trovo a mio agio con skinny jeans e T-shirt. Ho anche una collezione di giacche in pelle, tutte nere. Mia madre mi prende in giro, non capisce perché le scelgo tutte uguali. La risposta me l’hanno data in passato Domenico Dolce e Stefano Gabbana: il nero è il colore più facile da indossare».

D:Ricorda il suo primo ruolo da attore?
J:«Impossibile dimenticarlo. Gli amici della compagnia teatrale shakespeariana in cui ho iniziato a recitare mi dicevano che ero perfetto per fare l’albero. Di fatto è quello che è successo: la mia prima volta sul palcoscenico è stata con due rami addosso».

D:La molla che l’ha fatta iniziare?
J:«Un grande insegnante di teatro mi ha detto che la scuola di recitazione sarebbe stata pesante come l’addestramento militare. Non so dirle perché, ma invece di spaventarmi questo paragone mi ha sedotto».

D:È vero che a 19 anni voleva anche arruolarsi nell’esercito britannico, ma poi è stato rifiutato?
J:«Ho avuto anch’io la tipica fase di ribellione da teenager. Ma tornando alla divisa, per fortuna la mia vita ha preso un’altra direzione».

D:Lei ha cambiato cognome prendendo quello di suo nonno, perché?
J:«C’era già un Jeremy Smith, e siccome devi averne uno unico, mi hanno chiesto di sceglierne un altro».

D:Sua madre è una politica, e tra le altre cose si occupa di ridare una casa ai senzatetto, e suo padre è un ingegnere. L’hanno presa sul serio vedendola in scena, a fare l’albero?

J:«Per due anni nessuno mi ha fatto lavorare, venivo respinto cinque volte a settimana. Il dubbio di aver buttato via il mio tempo mi è venuto, confesso. Stavo per mollare».

D:Che cosa gliel’ha impedito?
J:«Solo la vergogna di ammettere una sconfitta. Avevo già un lavoro part time, tra un’audizione e l’altra realizzavo siti web per amici, per fare un po’ di soldi. Non ero affatto capace ma mi impegnavo al massimo. Comunque, nonostante due anni di insuccessi i miei genitori non mi hanno mai scoraggiato, anzi».

Il tempo a mia disposizione è finito. Prima di salutare l’attore gli chiedo se non ha paura di montarsi la testa e non riuscire a gestire il successo.

Irvine diventa serio: «Sono una persona che osserva molto gli altri», dice. «Ho visto star come Michael Douglas e Nicole Kidman: loro sono felici per ciò che fanno, non perché le persone le fermano per strada. Ho capito che se lo fai per passione ne vale la pena, altrimenti stai buttando via la tua vita». E io capisco un’altra cosa: è stata la passione che ha fatto sopportare a Irvine due anni di porte chiuse in faccia.
 GRAZIA 38 2014 by CRISTIANA ALLIEVI

giovedì 11 settembre 2014

Nuovo progetto in corso per Addison




Addison (Luce) ha preso parte al remake del film horror del 1976 "The Town that Dreaded Sundown".


Il film è stato diretto dal regista di "American Horror Story" Alfonso Gomez-Rejon, oltre a Addison Timlin nel cast ci sono anche Travis Tope, Veronica Cartwright, Gary Cole e Joshua Leonard.
La premiere sarà BFI London Film Festival (14-18 ottobre). 
Di seguito potete vedere il trailer in lingua originale che indica come data di uscita il 16 ottobre.

Trama:

Sessant'anni dopo che un serial killer mascherato aveva terrorizzato la cittadina di Texarkana, gli "omicidi al chiaro di luna" ricominciano. Si tratta di un imitatore o qualcosa di più sinistro? Una solitaria liceale, con oscuri segreti, potrebbe essere la chiave per catturarlo.


mercoledì 10 settembre 2014

Approfondimento sull'interpretazione di Jeremy in LE DUE VIE DEL DESTINO



In arrivo nelle sale italiane l'11 settembre, Le due vie del destino, è l'adattamento cinematografico del romanzo autobiografico di Eric Lomax (edito in Italia da Vallardi) diretto dal regista australiano Jonathan Teplitzky. Nel cast compaiono nomi importanti quali Colin Firth, Nicole Kidman, Stellan Skarsgård e Hiroyuki Sanada.

Trama
da comingsoon.it:

1942. Decine di migliaia di giovani e coraggiosi soldati sono fatti prigionieri di guerra dalle truppe giapponesi che hanno invaso Singapore. Tra i soldati catturati c’è Eric Lomax, ventunenne addetto ai segnali e appassionato di ferrovie. Spedito a lavorare alla costruzione della celebre Ferrovia della morte, in Tailandia, Eric è testimone di inimmaginabili sofferenze. Sopravvissuto per miracolo alla guerra, perseguitato dall’immagine di un giovane ufficiale giapponese, si isola dal mondo. Ma un giorno, diversi anni dopo, incontra una donna affascinante – ovviamente su un treno. Si sposano, ma la notte delle nozze gli incubi di Eric riemergono. La moglie, Patti, cerca in ogni modo di scoprire che cosa tormenta l’uomo che ama.


LA FERROVIA DELLA MORTE

La "ferrovia della morte" fu fatta costruire dai giapponesi tra la Tailandia e la Birmania dai prigionieri di guerra alleati durante la seconda guerra mondiale. Durante questo progetto morirono circa 90 mila civili asiatici e 12 mila prigionieri tra britannici, australiani, olandesi, americani e appartenenti al Commonwealth britannico, a causa dei lavori forzati e delle torture a cui furono sottoposti.
Il vero Eric Lomax visse quest'esperienza e l'ha raccontata nel romanzo che ha poi dato vita al film, purtroppo egli morì nel 2012, pochi mesi prima che il film fosse completo, ma riuscì comunque a visitare il set e incontrare gli attori che hanno portato sul grande schermo la sua esperienza personale. Le scene centrali sono state filmate proprio lungo la Ferrovia della morte.


L'INTERPRETAZIONE DI JEREMY

In questo film Jeremy condivide il ruolo del protagonista con Colin Firth, entrambi infatti hanno recitato la parte di Eric, Jeremy compare nei flash back che ci fanno conoscere la versione giovane del personaggio.
Per rendere omogenea l'interpretazione dello stesso ruolo i due attori hanno passato diversi pomeriggi a casa di Colin Firth a leggere il copione con diversi accenti e voci. Su questa esperienza Jeremy ha dichiarato: «Occasioni come queste ti mettono alla prova come attore devi essere all’altezza sia di colleghi illustri che di persone reali, da interpretare con sensibilità e aderenza totale, per essere credibile e onesto con loro e con il pubblico».


Per calarsi nel ruolo nei due mesi precedenti alle riprese si è isolato nella casa di campagna dei suoi genitori mangiando poco niente e camminando nei campi e, così facendo, ha perso 12 chili.
La sua interpretazione è stata molto lodata da critici britannici, in oltre Jeremy ha rifiutato l'uso delle controfigure, in particolare per le scene in cui gli aguzzini torturavano i prigionieri soffocandoli con l'acqua.
Riguardo ai motivi riguardo alla scelta del ruolo Jeremy ha spiegato: «Stavo cercando un ruolo interessante, al di fuori delle solite logiche commerciali e stavo per perdere le speranze, quando mi sono imbattuto nella sceneggiatura di Le due vie del destino. Un film ricco di intensità, di emozioni, che racconta una storia vera ma quasi incredibile per quanto è straordinaria.»


FOTO E TRAILER:


Il trailer ufficiale:




Le foto delle premiere di Londra e New York:





Le locandine e i poster con Jeremy:




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